Filtri antiparticolato: perché si intasano?

Ecco le cause che portano al blocco dei filtri FAP e DPF

Dall’introduzione delle normative Euro 4 relative alle emissioni dei veicoli, per quelli alimentati a gasolio è diventato obbligatorio installare un filtro antiparticolato FAP (dal francese fitres à particules) o DPF (diesel particulate filter). Prima di vedere cosa li accomuna e cosa li differenzia vediamo perché sono necessari nei motori diesel e in quelli a iniezione diretta di benzina di ultima generazione.

FAP e DPF: stop alle polveri sottili

Questi filtri hanno lo scopo di eliminare le polveri sottili PM10 dai gas di scarico di auto e veicoli industriali, dannose sia per l’uomo che per l’ambiente, e convertirle in anidride carbonica bruciandole. Queste particelle si generano durante la combustione e solo nelle auto diesel oppure benzina ad iniezione diretta. Questo avviene perché dato che il combustibile viene iniettato in forma liquida direttamente in camera di combustione, non ha il tempo necessario per evaporare e quindi le micro-gocce presenti bruciano esternamente ma non internamente, generando dei residui carboniosi sotto forma di polvere, appunto le polveri sottili PM10. A questo punto i gas di scarico contenenti queste polveri passano tramite il sistema di scarico nel FAP oppure nel DPF, dove vengono trattenute e poi bruciate tramite la rigenerazione.

La rigenerazione avviene in modo automatico ad alte temperature

La rigenerazione è la fase in cui le polveri sottili vengono bruciate all’interno appunto del filtro antiparticolato, ed è proprio in questa fase che DPF e FAP funzionano in modo diverso. Il DPF esegue la rigenerazione con temperature allo scarico intorno ai 600°C, ed è per questo che viene eseguita solo a impianto di scarico molto caldo.

Viaggi brevi e soste frequenti intasano FAP e DPF

Questa situazione spesso però non si verifica, soprattutto se l’auto viene usata per brevi tragitti urbani e non riesce a raggiungere le temperature ottimali di funzionamento. In questo modo le polveri si accumulano nel DPF, e se l’auto non viene utilizzata per un periodo più lungo come ad esempio un viaggio autostradale, la rigenerazione non viene eseguita e comparirà sul cruscotto la spia di avaria del motore con conseguente sosta in officina per pulire il DPF.

Il FAP utilizza un additivo specifico

Il FAP per fare la rigenerazione utilizza invece un apposito additivo, che permette di abbassare di circa 200°C la temperatura necessaria per iniziare la rigenerazione. Questo accorgimento la rende un po’ più agevole da realizzare, ma necessita di additivo specifico e di una maggiore complessità del sistema. Il DPF punta maggiormente sul generare delle iniezioni di gasolio specifiche ad innalzare la temperatura dei gas di scarico, ma queste hanno come effetto negativo un maggior deterioramento e diluizione dell’olio motore. In entrambi i casi è sempre consigliato fare periodicamente dei tragitti di durata almeno di un’ora e possibilmente in autostrada, in modo da poter scaldare correttamente il motore e l’impianto di scarico e far avviare la rigenerazione.

Se le rigenerazioni falliscono bisogna andare in officina

Nel caso questo non sia sufficiente ci si può rivolgere ad un’officina, la quale può far partire la rigenerazione direttamente collegando un apposito computer all’auto. Se anche così il filtro non si pulisce è necessario smontarloverificarne lo stato e valutare se c’è la possibilità di pulirlo con appositi prodotti o se andrà sostituito.